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Ranald

La voce del popolano

“Il cacciatore chiede a Tall di portare la preda alla sua portata. Il marinaio chiede a Manaan di tenere le tempeste lontane dalla sua nave, i soldati supplicano Sigmar di tenerli in vita sul campo di battaglia. In pratica chiedono tutti una buona dose di fortuna, questo significa che alla fine dei giochi è a Ranald che sono rivolte queste preghiere.”

Il tomo dell'erudito

[…] Va detto senza dubbio che Ranald possiede una certa utilità, nonostante i suoi adoratori siano figuri assai discutibili. Un brigante senza dei taglierebbe un dito per prendere l’anello, una gola per la collana, smembrerebbe un corpo per le scarselle, ma i seguaci di Ranald non uccidono; loro te lo chiedono gentilmente e te la cavi al massimo con qualche livido. Per questo tutte le nazioni tollerano il culto, perché tiene al guinzaglio la feccia, anche con la storiella della giustizia della, e per, la povera gente. Solo alcuni di quei fanatici di Sigmar con una picca su per il culo non lo capiscono, ed inchiodano le dita dei suoi devoti per divertimento. […]

– considerazioni annotate nel diario di viaggio di Pancrazio Grassilanzi,
mercante di Luccini inquisito 
e giustiziato per eresia tramite impalamento dai cacciatori di streghe imperiali.

Questa è una divinità enormemente apprezzata e venerata dal popolino come dai lestofanti, e da chiunque riesca ad affrontare le miserie della vita con astuzia e un pizzico di disonestà; è un dio dai molteplici aspetti: il Predatore Notturno, patrono dei ladri, l’Ingannatore, Signore degli Imbroglioni, Sire della Fortuna e dell’Azzardo, ma l’aspetto più pregato ed anche il più osteggiato è quello del Protettore, difensore dei deboli e degli oppressi, ispiratore degli agitatori, degli anarchici e anche di alcuni politici. Per questi motivi il culto di Ranald è tollerato e certe volte anche apertamente riconosciuto in alcune città tileane ed a Marienburg, gli unici luoghi del Vecchio Mondo dove le genti sono governate con traballanti ma mai veritiere forme di democrazia. Nessuno è a conoscenza di testi autorevoli che narrino le leggendarie origini del dio, ma tra i suoi seguaci si racconta che Ranald, un tempo mortale, fosse un bandito gentiluomo dedito a rubare ai ricchi per donare ai poveri miserabili, cercando di alleviare le loro sofferenze, e per questo la dea Shallya se ne innamorò perdutamente. Nonostante il manifesto favore della dea Ranald cadde malato di un male così inesplicabile, rapido e lancinante che Shallya pur di salvare il suo amato lo fece bere dal calice degli dei, facendolo assurgere a divinità; appena giunto nei cieli però Ranald si fece una grossa risata, poiché aveva finto il malanno con vesciche e sangue di porco, riuscendo ad ingannare persino una dea. E fatto ciò si dileguò nel firmamento, pronto a balzare sul mondo per prestare il suo soccorso ai disgraziati e agli audaci di spirito.

Simboli e precetti

I simboli sacri al dio Ranald sono la mano con l’indice e il medio incrociati, simbolo di fortuna e sorte, il corvo, nella sua accezione rapace, e il gatto, simbolo di astuzia e agilità. 

Questi sono i precetti che i suoi seguaci devono rispettare.

  • Una moneta su dieci deve essere donata a Ranald. 
  • Ranald disapprova la violenza quando non necessaria. 
  • Un vero devoto di Ranald usa la daga e lo stiletto, solo gli spacconi e i lenti usano armi lunghe e armature. 
  • Meglio morire da uomo libero che vivere nell’oppressione. 
  • Non vi è onore tra ladri, ma fidati dei tuoi fratelli e sorelle del culto.

Il culto

Il culto di Ranald è uno dei più peculiari del Vecchio Mondo in quanto mancante di una qualsiasi organizzazione e senza alcun luogo di culto identificabile dai non adepti. 

Non vi sono infatti ricchi templi e sontuose cattedrali per Ranald, ma i suoi altari sono nascosti nelle case dei suoi adepti, nei covi delle bande di ladri, nelle bettole malfamate e in pochi altri posti dove solo i veri fedeli possono accedere. E comunque il loro utilizzo è assai irrisorio poiché non vi sono particolari cerimonie, e la vita religiosa di un credente del dio dei ladri si snoda nei vicoli così come la sua professione. 

In ogni città, specie le più grandi, vi possono essere diverse congreghe del culto di Ranald, spesso coincidenti con una specifica banda di ladri e furfanti che si gestiscono in autonomia, cercando una sorta di convivenza e di suddivisione dei quartieri di influenza. I sacerdoti di Ranald non sono veri e propri uomini di chiesa, ma ladri e truffatori che nel corso della loro disonesta vita hanno sentito un legame particolare con il loro dio preferito, spesso succedendo nel ruolo ai propri mentori. Per questi motivi è impossibile sradicare il culto di Ranald, poiché eliminata una congrega ve ne sarà una seconda pronta a salire alla ribalta ed ogni sacerdote catturato avrà sempre almeno un seguace pronto a prendere le sue veci. Un’altro motivo per cui il culto di Ranald sopravvive così bene anche alle più ferree delle epurazioni è il grande consenso da parte del popolino, che viene costantemente aiutato con le donazioni che i membri del culto lasciano ai sacerdoti di Ranald per fare del bene, e che anzi diventa un prezioso informatore per evitare retate e preparare colpi e rapine. Non è possibile distinguere un sacerdote di Ranald da un qualsiasi passante dei sobborghi o da un comune frequentatore di bettole, e nei luoghi dove il culto è poco tollerato non indossano neppure i simboli evidenti del dio, e non usano il segnale delle dita incrociate in strada se non in casi di assoluta tranquillità. Alcuni però si oppongono a questa forzatura ostentando segretamente la propria appartenenza in molti modi come incidendosi le carni per creare una cicatrice a forma di x o evidenziando una particolare cucitura ad x del proprio abito con del filo colorato.

Gli ordini

La Fratellanza

Considerato come l’ordine più numeroso del culto di Ranald è composto principalmente da mercanti ed artigiani che venerano gli aspetti più onesti del dio, ovvero la fortuna e l’astuzia, e spesso organizzano le loro piccole congreghe a mò di gilde mercantili in modo da aiutarsi vicendevolmente nel fare affari e arricchirsi, contribuendo in piccola parte anche al benessere cittadino. Bisogna ricordare però che il fine ultimo di questi adepti è quello di fare soldi e che la competizione e l’arrivismo sono comunque parte integrante e necessaria dell’ideologia di quest’ordine.

I Donatori di Monete

Sono un ordine considerato dalla nobiltà come una semplice manica di briganti, ma il popolino li ama in quanto seguono la stessa via del mortale Ranald, rubando ai ricchi per donare ai poveri. Sono uomini e donne mossi da una forte necessità di fare del bene ma che al contempo amano tentare colpi sempre più audaci e pericolosi, motivo per cui molti finiscono i loro giorni in luride carceri o sul patibolo del boia, insieme agli assassini e ai seguaci di Gunndred. Questo loro zelo viene fomentato anche dal sogno irrealizzabile di destabilizzare il potere costituito facendo crollare la nobiltà e le altre chiese in favore di una società dove uguaglianza e moderata ricchezza siano alla portata di tutti.

I Ditistorti

Quest’ultimo ordine è il più vicino all’idea che la gente ha dei seguaci di Ranald: sono tutti ladri che pensano al loro profitto e che si gestiscono tra loro tramite una sorta di codice di condotta, pregando il dio sperando di veder esauditi i loro veniali desideri.

Gli ordini minori

Non esistono ordini minori nel culto di Ranald ma vista la natura fortemente indipendente di ogni congrega appartenente ai tre ordini maggiori, ognuna sviluppa caratteristiche peculiari come linguaggi segreti o strane prove di iniziazione, rendendosi unica rispetto alle altre.