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Bretonnia

La Bretonnia in breve

La Bretonnia è un regno umano a sud ovest dell’ Impero suddiviso in vari Ducati e governato da un Re Eletto che si trova al vertice di un sistema feudale; subito sotto si trovano i Duchi Elettori e di seguito centinaia di Baroni e Signori a loro vassalli che gestiscono la terra e riscuotono le tasse. Il resto della popolazione è composta da una massa di sudditi incatenati alla terra secondo la consuetudine della servitù della gleba, ed in generale rispetto al resto del Vecchio Mondo si trova in uno stato di grande arretratezza sociale e tecnologica, dovuta principalmente al fanatismo della nobiltà nei riguardi della tradizione cavalleresca e della fede nella Dama, la dea protettrice di Bretonnia.

Politica e società

Come accennato la società si basa su una gerarchia rigida ed inflessibile al fondo della scala sociale si trovano i contadini, la massa di popolani dedita principalmente all’agricoltura e all’allevamento; ogni contadino è legato alla terra di un nobile cavaliere ed è costretto a chiedere il suo permesso per sposarsi o per affrancarsi dal vassallaggio e lasciare le sue terre. Ogni settimana i sudditi hanno almeno due giorni di corvée, ovvero devono dedicarsi a lavorare e curare i possedimenti diretti del proprio Signore, inoltre ogni anno devono concedergli un terzo dei diritti sul raccolto: spesso molti nobili non si accontentano ed espropriano molto di più. 

Il “contratto” tra il nobile ed il contadino dovrebbe, secondo la legge bretoniana, portare vantaggi ad entrambe le parti, ma è difficile che un sudicio ignorante e rozzo campagnolo cerchi di fare rispettare i propri diritti; è cosa nota che i bretoniani siano una popolazione superstiziosa e tradizionalista, tanto che gli stessi contadini raramente fanno qualcosa per migliorare la loro condizione, e ogni progresso è visto con sospetto e diffidenza, una pericolosa deviazione dalla gloriosa tradizione così ben radicata. 

La Bretonnia non ha mai sviluppato una classe media tanto potente come quella dell’Impero e della Tilea, e di conseguenza non esiste nessuna forza capace di contrastare la nobiltà. I pochi mercanti di un certo rilievo per leggi e diritti non sono distinti dall’ultimo degli straccioni, e solo in alcune città come Anguille vengono un minimo riconosciuti.  La Bretonnia è fatta di due mondi differenti, uno che risplende di cavalleria, castelli e nobili imprese, l’altro di squallore e duro lavoro. 

Una postilla aggiuntiva riguarda la figura della donna in Bretonnia: mentre nel resto del Vecchio Mondo si ha una forte emancipazione con donne affrancate dalle famiglie, mercenarie e mercanti, nel Regno, a causa delle leggi della cavalleria, vengono considerate solo come fanciulle fragili e bisognose di protezione, e per questo perfino le nobili non hanno diritti sulla terra della loro famiglia ed è insolito dar loro un’istruzione, educando solo al canto, al cucito, e alle incombenze da castellana.

Le leggi in Bretonnia

Non esiste un sistema di leggi univoco: i nobili posseggono leggi antiche e consuetudini basate principalmente sui precetti del cavalierato che regolano i rapporti tra loro e con il sovrano, e solo in casi estremamente gravi contemplano la pena di morte, spesso eseguita costringendo il colpevole a compiere imprese al limite del suicidio. I mercanti e gli artigiani possono chiedere soddisfazione per i loro contenziosi ai nobili di cui sono sudditi, ma spesso si regolano con un sistema di leggi ideato dalle gilde mercantili maggiori. I popolani devono necessariamente chiedere ausilio ai loro Signori per appianare qualsiasi controversia, ma visto che questi di sovente tendono a risolvere rapidamente queste incombenze punendo duramente sia il colpevole che la vittima, esiste un sistema di leggi segreto e diverso di villaggio in villaggio che vede gli anziani alla stregua di giudici; anche in questo caso le pene di morte sono assai rare per non insospettire la nobiltà, e di solito vengono eseguite mandando il colpevole alla corte del nobile per chiedere di abbassare le tasse. Vi è inoltre un’altra particolare branca di leggi dette leggi suntuarie che prevedono curiose ma importanti regole che la plebe deve seguire: per queste leggi nessun popolano ha il permesso di impugnare spade, che sono armi da cavaliere, non può stare in nessun caso più in alto di un nobile a sedere, in piedi, o a cavallo, non può usare pietre per costruire alcunché, non può indossare abiti bianchi, blu, rossi, o a righe e deve sempre aver cura di rammendare mantelli e pastrani, perché solo i nobili possono indossarli strappati come simbolo di ardimento ed audacia.

Religione

Similmente all’Impero la Bretonnia ha una divinità patrona che influenza direttamente il potere temporale fin dalla sua fondazione. Circa mille anni dopo la fondazione dell’Impero una bellissima e sovrumana Dama apparve da un lago al giovane Gilles, Re di Bastonne, intimandogli di unificare la Bretonnia, al tempo divisa tanti piccoli regni, al fine di prevalere sulle infinite orde dei pelleverde che da secoli minacciavano l’intera regione. La Dama del Lago offrì un divino nettare a Gilles facendolo bere da una dorata coppa,  ed egli divenne più forte e più saggio di qualsiasi altro uomo; nel giro di pochi anni Gilles riunificò tutta la Bretonnia stringendo patti con gli altri Re e Duchi, a cui anche la Dama si manifestò ed ai quali fece bere dalla sacra coppa facendoli diventare Compagni del Graal. Durante l’ultima battaglia Gilles morì, ma non la sua idea di unificazione, e da allora ogni Re di Bretonnia viene eletto dai e tra i Duchi, favorendo in particolare quelli che durante la loro vita hanno avuto la fortuna di incontrare la Dama e di bere dal sacro calice. A capo del culto della Dama vi è la Fata Incantatrice, un essere immortale che da sempre fa parte della corte reale e funge da consigliere del Re, gestendo anche l’azione delle damigelle, le sacerdotesse del culto. Tranne pochi casi però la Dama è una divinità venerata solo dalla nobiltà di Bretonnia, mentre il popolino tende a pregare e votarsi verso gli dei Antichi e Classici, più utili per affrontare le miserie della vita, come Taal e Rhya, Shallya e Morr.

L'esercito

Gli eserciti di Bretonnia ricalcano l’ordine feudale con cui il paese è governato: il massimo comandante in capo all’esercito è il Re, seguito per importanza dai Duchi e poi da tutti gli altri nobili. In particolare i Baroni che si fregiano del titolo di Marchese possono organizzare milizie personali e creare fortificazioni sulle proprie terre senza chiedere il benestare del Duca e del Re, e spesso sono i primi a scendere in battaglia e i meglio organizzati. Buona parte dell’esercito regolare è composto dalla nobiltà, solitamente divisa in reggimenti di cavalieri a cavallo, ma allo scoppio di ogni guerra vengono immediatamente coscritti tutti i popolani in forze disponibili, i quali devono armarsi autonomamente (mai con spade, lance, ed armature, simboli dei cavalieri) e vengono gestiti ed addestrati dai balivi popolani con esperienza militare, che in tempo di pace fungono da capitani della guardia nei castelli e nei villaggi di proprietà del proprio nobile. Una parte dei popolani, i più deboli o inabili alla coscrizione rimangono ai loro campi, ma spesso il loro lavoro è insufficiente per evitare gravi carestie.

Il cavalierato

La tradizione impone che ogni cavaliere sia equipaggiato con una blasonata armatura di piastre e cotta di maglia, spesso ereditata e mantenuta in perfetto stato, con un cavallo da guerra e con un armamento che varia in base alle preferenze e alle tradizioni di famiglia. Un cavaliere è un uomo che ha giurato fedeltà ai principi dell’onore cavalleresco e alla Dama del Lago, e come Signore del territorio che gli è stato affidato è suo compito difendere i contadini suoi sudditi dai briganti, dai mostri, e dalle orde di bestie che spesso si riversano dalle foreste o scendono dai monti. Completamente proibite invece sono le armi a polvere nera, temute e ripudiate dai cavalieri che si ostinano a combattere onorevolmente i loro nemici secondo i dettami del codice. Lo stesso commercio di polvere nera è illegale in Bretonnia, questo a rimarcare l’attaccamento alle tradizioni e al duello cortese. Nonostante un cavaliere riconosca l’importanza della leva contadina, è assolutamente fuori discussione che chi combatte per un nobile venga trattato anche solo con del semplice rispetto, se non in casi di eccezionale coraggio. In bretonnia esistono diversi tipi di cavalieri, suddivisi in base alla fede e alle imprese del cavaliere stesso. IL gradino più basso è occupato dai Cavalieri Erranti, giovani che viaggiano in lungo ed in largo per il regno con l’armatura ma rigorosamente a volto scoperto, intenzionati a farsi un nome con gesta d’arme e grandi imprese. Quando le loro imprese sono tali da giungere all’orecchio del Duca o del Re costoro vengono investiti a pieno titolo Cavalieri del Regno e possono ereditare il feudo di famiglia o, se non ne possiedono uno, viene affidato loro un nuovo feudo, spesso in una zona di confine o in un territorio particolarmente tumultuoso. Tra i Cavalieri del Regno alcuni individui eccezionalmente devoti decidono di rinunciare alle loro terre per mettersi alla ricerca del Graal, divenendo Cavalieri della Cerca; costoro hanno già dimostrato agli occhi di tutti il loro valore e il loro diritto a governare ma, sentendo la chiamata della Dama del Lago, ripudiano la ricchezza e le loro terre e intraprendono un viaggio ancor più lungo e pericoloso di quello dei Cavalieri Erranti. Il fine ultimo della Cerca è di essere un giorno degni di porsi innanzi alla Dama del Lago e di ottenere il permesso di bere dal Sacro Graal per il loro coraggio, la loro devozione, e il loro rispetto del codice. Si dice che prima di ottenere tale permesso il cavaliere debba combattere con il Cavaliere Verde, il mistico araldo della Dama, la quintessenza del cavaliere perfetto, ma nessuno, neppure tra i vittoriosi, ha mai descritto tale cavaliere o l’esito del duello. I Cavalieri del Graal sono monaci combattenti dalle capacità impressionanti, permeati dal fuoco della devozione; la maggior parte di costoro fa voto di povertà e alloggia in piccole cappelle cibandosi di quel che portano loro gli abitanti e i Signori delle terre che occupano; i nobili di alto rango come i Duchi invece decidono quasi sempre di ritornare ai loro feudi e di riprendersi il titolo nonostante abbiano bevuto dal Graal, ed anzi in virtù di questo sono considerati gli unici degni di governare ed aspirare a diventare Re. Un Cavaliere del Graal è tutt’uno con il codice cavalleresco ed è sempre benvenuto e tenuto in alta considerazione dagli altri cavalieri e dalla nobiltà tutta.

La magia

La pratica di ogni tipo di magia è bandita in Bretonnia eccetto quella concessa alle damigelle dalla Dama per compiere i suoi voleri; i maghi dell’ Impero sono tollerati dalle autorità fintanto che non usano i loro poteri o se lo fanno con il benestare di un nobile bretonniano, mentre le damigelle che muovono in Impero devono ottenere una patente dai Collegi Imperiali per poter esercitare le loro arcane arti, e sempre sotto la supervisione di un mago imperiale, ma la loro incolumità non è garantita tra il popolino. 

In Bretonnia la gente comune considera tutta la magia non derivante dalla Dama come qualcosa di malvagio, specie se operata da maschi, e se gli animi si scaldano è possibile che i maghi vengano linciati o bruciati. 

Per la notte delle streghe, quando le due lune sono entrambe piene e l’anno passa, in tutti i villaggi si brucia l’effige di un mago maschio; bruciare un mago vero in questa ricorrenza invece pare porti fortuna ed abbondanza a tutto il villaggio per l’intero anno.

Una parola su Athel Loren

Un capitolo a parte è rappresentato dalla foresta di Loren, formalmente parte di Bretonnia ma ufficiosamente riconosciuto a tutti gli effetti come un reame indipendente, una barriera naturale e invalicabile contro le invasioni da sud e da est. I mistici alberi e le radure incantate di questo luogo sono viste con terrore dal popolano medio e con sospetto dai cavalieri che, pur consci delle possibili imprese che potrebbero nascondersi nel folto, si guardano bene dal varcare le pietrevie degli elfi. 

Gli elfi silvani vengono chiamati popolo fatato dai bretoniani, incapaci di comprendere la magia naturale e potente dell’antica foresta. Si racconta spesso tra i bretonniani di bambini spariti misteriosamente nella foresta, presi dagli spiriti per servire come paggi eternamente giovani alla corte di qualche sire fatato o della fata incantatrice stessa, che dimora in quei luoghi quando non si trova alla corte reale. 

I ducati di Bretonnia

Il Ducato di Anguille

Capitale:  Anguille

L’entroterra del Ducato è costituito da grandi estensioni di fertili terre arabili, punteggiate da piccoli villaggi e castelli nobiliari i cui confini sono evidenziati da strette fasce boschive di querce e cerri, che offrono legna e foraggio per i maiali e non permettono a mostri e banditi di trovarvi rifugio. Lungo il confine meridionale si estendono le propaggini della grande foresta di Arden. Le coste invece sono brulle e frastagliate, sferzate da forti venti, disseminate di scogli insidiosi, mostri tentacolari e rapide correnti che rendono la navigazione assai difficile e pericolosa; infatti ad eccezione del grande polo commerciale e marittimo costituito da Anguille, la capitale del Ducato, il resto della fascia costiera è  desolato, e gli insediamenti si contano sulle dita delle mani. Questa profonda diversità del territorio si riflette anche nella mentalità di chi vi abita: gli abitanti dell’entroterra sono principalmente fattori, profondamente legati alla terra ed ai suoi cicli stagionali, refrattari alle novità ed abituati ad una vita lenta e monotona; gli abitanti delle coste sono ovviamente l’esatto opposto, marinai mercanti, e pescatori, abituati ad una vita intensa in cui si sfidano continuamente gli elementi ed i propri limiti, disprezzando e compatendo coloro che preferiscono incatenarsi alla terra invece che affacciarsi sulle grandi vastità marine. Lo stesso vale per la nobiltà risiedente nelle due zone, con i grandi latifondisti e il Duca che governano secondo tradizione le terre dell’interno e le piccole ma potenti famiglie nobiliari dedite al commercio che cercano sempre una maggior indipendenza dalle ingerenze dell’autorità ducale.

Il Ducato di Aquitaine

Capitale: Aquitaine

L’entroterra del Ducato è costituito quasi interamente da terre arabili e da dolci colline che favoriscono la pastorizia, mentre le coste sono basse e sabbiose, tra le più agevoli di Bretonnia, ma nessun approdo è grande abbastanza per favorire il commercio marittimo. La mancanza di grandi fiumi, passi, e luoghi realmente ben difendibili, ha sfavorito la nascita e l’espansione di insediamenti commercialmente importanti e di grandi dimensioni; la stessa capitale è poco più che un villaggio e i rari borghi in espansione si trovano a ridosso dei castelli ben fortificati ed espressamente favoriti dai nobili che vi risiedono, che sperano di poter richiedere in tal modo maggiori tasse. 

Sta di fatto che quando un nobile perde interesse per il proprio borgo o sposta la propria residenza questi si spopolano e molte zone rimangono abbandonate favorendo la presenza di spettri e mostri; lo stesso vale per molte ali dei castelli, ampliati nel corso dei secoli e troppo dispendiosi da mantenere nella loro interezza. La popolazione dell’Aquitaine è considerata la più turbolenta e rissosa dell’intera Bretonnia, con innumerevoli faide e guerre intestine che scoppiano tra le famiglie nobili così come tra i popolani, anche per semplici divergenze di opinioni, e che sfociano spesso nel sangue; lo stesso Duca ha numerose e continue faide con i suoi vassalli, il che porta ad una difficile gestione del Ducato.

Il Ducato di Artois

Capitale:  Artois

La quasi totalità del Ducato è dominata dalla misteriosa ed immensa foresta di Arden, mentre le uniche terre coltivabili si trovano nella parte più occidentale, vicino al confine con Lyonesse. All’interno della foresta vi sono molti villaggi di boscaioli e pastori, tutti fortificati con varie file di palizzate e terrapieni per resistere agli attacchi delle creature perniciose con cui condividono il territorio. Questi villaggi vengono elargiti dal Duca come possedimenti per i figli minori dei suoi vassalli più ardimentosi e pronti a dimostrare il loro valore. 

La popolazione che vive ad ovest avverte con disagio la vicinanza della foresta e tende legare maggiormente con i pari del Lyonesse e dell’Anguille che non con gli altri abitanti del proprio Ducato; del resto anche tra la popolazione della foresta manca il senso di appartenenza all’Artois, dato che possono passare decenni senza che un forestiero o un portalettere giunga a visitare i villaggi interni, e lasciarli equivale spesso ad un suicidio, tanto che alla partenza di un abitante si è soliti celebrarne il funerale. 

Si narra addirittura di alcuni uomini tornati inaspettatamente dopo anni nel villaggio natio, uccisi dai propri familiari poiché creduti non morti. Da generazioni i Duchi dell’Artois combattono strenuamente al fianco dei vassalli nelle propaggini occidentali della foresta, vivendo una vita fatta di continui combattimenti e spedizioni di soccorso ai villaggi sotto attacco. Ovviamente la politica ha ben poco spazio in queste terre così afflitte.

Il Ducato di Bastonne

Capitale:  Bastonne

Il Ducato di Bastonne gode di una particolare ricchezza di paesaggi, incastonato tra il fiume Grismerie a nord-est e l’imponente massiccio dell’Orcal a sud; nella parte settentrionale ed occidentale si dipanano a perdita d’occhio fertili pianure coltivate, ad oriente verdi colline ospitano numerosi villaggi dediti alla pastorizia, mentre a sud, come una cicatrice infetta si staglia il crepaccio nero, un canalone senza fondo infestato di creature perniciose ed avvolto da gelidi miasmi che taglia il ducato dal massiccio dell’Orcal fino agli oscuri recessi della foresta di Chalons, anch’esso luogo infestato da oscure presenze. La gente del Bastonne ama ritenersi il cuore della Bretonnia, sia per la posizione centrale nella nazione, sia per aver dato i natali al grande Gilles l’Unificatore; la popolazione del Ducato è quantomai orgogliosa di questo e tutti, compresi i popolani, sono ferventi devoti della Dama. Nonostante i puri ideali e il gran numero di cavalieri del Graal nel Bastonne l’ingiustizia e la tirannia regnano sovrane, poiché per seguire i propri ideali di grandezza i nobili volgono il loro sguardo lontano dal popolo, lasciando l’amministrazione della giustizia e delle terre a balivi e ciambellani avidi e senza scrupoli, talvolta disumani.

Il Ducato di Bordeleaux

Capitale:  Bordeleaux

Il Ducato di Bordeleaux è costituito nell’entroterra da grandi porzioni di terreno pianeggiante e arabile, le colline costiere sono luogo favorevole alla pastorizia e alla coltivazione di buon vino, mentre tra le ripide ed alte scogliere che si gettano a strapiombo sul mare vi sono piccole cale e spiagge, presso le quali sorgono molti villaggi di pescatori e porti commerciali, tra cui la capitale. A settentrione confina con la terra maledetta del Mousillon, da cui è separata dal corso del fiume Grismarie; alla foce del fiume vi è un gran dislivello tra le alte scogliere del Bordeleaux e le paludi acquitrinose del Mousillon, ma risalendo il dislivello scompare e il corso è l’unica difesa naturale contro le creature perniciose che puntualmente tentano di giungere nel Ducato. Non a caso ai più valenti cavalieri vengono affidate le Marche lungo il Grismarie, al fine di respingere costantemente il male che lo attraversa. 

La popolazione degli altri ducati ironizza sulle genti del Bordeleaux, additandoli come beoni, ma sebbene effettivamente le grandi quantità del vino prodotto nel ducato siano destinate all’autoconsumo, la realtà è ben diversa: questa terra è la patria dei più valenti navigatori e marinai di Bretonnia, e sulle coste il culto di Maanan soppianta quello della Dama, relegato all’entroterra; pare infatti che i nobili della costa facciano imbarcare sulle navi più figli di quanti ne incitino a partire per l’erranza, poiché è opinione diffusa che il dominio della dea cessi laddove l’acqua diventa salata.

Il Ducato di Brionne

Capitale:  Brionne

Il ducato del Brionne è il più sicuro tra tutti i ducati del regno, confinando con il Carcassone, il Quenelles, e l’Aquitaine, che lo separano dagli orchi dei monti Irrana, da Athel Loren, e dalla foresta di Chalons; l’unico flagello sono le micidiali epidemie che ad intervalli regolari scoppiano nella regione portando alla morte centinaia e talvolta migliaia di abitanti, prima che esse scompaiano velocemente così come si sono originate. La gran parte del Brionne è costituita da terra coltivata, con zone adatte alla pastorizia ai confini orientali e meridionali, mentre le coste sono alte e intervallate da spiagge sabbiose. Alla foce del fiume Brienne è stata edificata in tempi remoti la capitale, il cui porto rivaleggia con quello di Anguille e di Bordeleaux. Vista la relativa tranquillità che da sempre regna sul Ducato i castelli nobiliari sono costruiti secondo principi estetici invece che pratici e difensivi; basti pensare che quasi tutte le torri edificate su queste terre sono talmente esili e svettanti da non permettere neanche ad un singolo arciere di muoversi liberamente, e grandi finestre vengono erette a discapito della solidità di mura e masti. Anche i villaggi sono progettati per essere pittoreschi e alcuni tra i nobili più ossessivi sono soliti radere al suolo tutti gli edifici che non riscontrano il loro gusto, e promulgano leggi che obbligano i popolani a lavarsi e a non sporcare in alcun modo i villaggi; i popolani del canto loro costruiscono fuori dalla vista dei propri nobili delle vere e proprie baraccopoli dove svolgere i loro lavori ed espletare i loro bisogni fisici, in modo da vivere senza inevitabilmente contravvenire alle leggi. 

I nobili brionniani non avendo nemici nei loro territori preferiscono alla scherma e all’arte militare la poesia e l’amore cortese, ispirati da antichi poemi. La maggior parte dei cavalieri si sente sia poeta che protagonista dei propri versi, e spesso la carnalità soppianta l’amore platonico, così gli adulteri sono un fenomeno molto comune, e la stessa politica del Ducato si basa sulle faide nate in queste occasioni.

Il Ducato di Carcassonne

Capitale:  Carcassonne

Il Carcassonne è il Ducato più a meridione dell’intero regno, posto a cuscinetto dei monti Irranici, confinante con l’Estalia ad ovest, la Tilea a sud e l’Athel Loren ad est; la terra è divisa in quattro grandi regioni dai tre affluenti principali del fiume Brienne, e le porzioni più orientali un tempo costituivano la terra del Glanborielle, annientata dagli orchi durante le guerre precedenti all’unificazione della Bretonnia. Lungo i fiumi la terra è fertile ma il resto del Ducato è caratterizzato da montagne ed altopiani pietrosi che favoriscono solo la pastorizia; i villaggi sono radi e il lato orientale è disseminato di innumerevoli rovine del precedente regno, molte delle quali si dice siano infestate. 

La minaccia principale del Carcassonne è costituita dalle continue incursioni di orchi provenienti dalla catena dei monti Irranici che spesso giungono fino nel cuore del Ducato prima di essere efficacemente fermate. La popolazione del Ducato è abituata a combattere e ritiene che essere abile nelle armi sia non solo un diritto di nascita ma anche un dovere, difatti pure i popolani ricevono fin da giovani un addestramento militare.

Vi sono due usanze nel Ducato che hanno guadagnato una certa fama anche al di fuori di esso: la prima è la “spada della nascita” che consiste nel porgere ad ogni neonato maschio, al momento della nascita, una spada di eccellente fattura affinché sia la prima cosa che afferri, ancor prima del seno materno; la spada poi resta appesa sopra la culla finché il bambino non diventa abbastanza grande per brandirla ed iniziare l’addestramento marziale. La seconda usanza è avere alle proprie dipendenze il “pastore” del Carcassonne; non ci si può affidare ai popolani, e assoldare mercenari sarebbe una grande onta, ma le greggi devono essere protette e non c’è vergogna nell’assoldare “pastori” in grado di difendersi da soli. Talvolta i nobili più sfacciati assoldano gruppi di “pastori”, anche stranieri, affidando loro una singola pecora da controllare con una paga di un ramino al mese, anche se spesso questi distratti nobili lasciano cadere interi sacchetti di monete ai piedi dei capi pastore; i mercenari trovano divertente l’essere assoldati in questi termini e resta il fatto che tutti gli uomini e le donne di questi gruppi sono abilissimi combattenti, capaci di spiare e predisporre tranelli e trappole alle bande di orchi che infestano la loro zona. La pecora solitamente viene mangiata dopo la prima settimana, anche se taluni gruppi finiscono per prenderla come animale da compagnia. 

Il Ducato di Couronne

Capitale:  Couronne

Questo è uno dei più grandi Ducati del Regno ed è l’unico con una precisa suddivisione interna, con il Couronne propriamente detto a settentrione del fiume Sannez, che lo divide dalle marche di Couronne le quali giungono fino ai Monti Grigi e alla Desolazione. 

A nord del fiume vi sono grandi estensioni di campi coltivati, mentre le coste battute dal vento e da navi pirata sono assai desolate ed i pochi villaggi di pescatori sono tutti protetti da varie palizzate di legno; le marche sono invece troppo aride per il grano, ma si prestano benissimo all’allevamento di formidabili cavalli, fiore all’occhiello del Ducato. La zona alle pendici dei Monti Grigi è sempre attentamente sorvegliata per evitare che gli orchi riescano a spingersi fin nel cuore del Couronne. La gente del Ducato è letteralmente ossessionata dai cavalli e dal loro allevamento, talmente estensivo e capillare che anche le donne e i popolani sono soliti cavalcare per svolgere le loro attività, sebbene la proprietà dei destrieri resti del loro nobile o di qualche mercante; le principali faide tra i nobili riguardano ovviamente sabotaggi, scommesse, e screzi legati al mondo dei cavalli o delle loro corse, e i principali accordi ed incontri vengono tenuti proprio durante le gare.

Il Ducato di Gisoreux

Capitale:  Gisoreux

Il Ducato è diviso in quattro aree geografiche dalle caratteristiche ben distinte: la prima è detta Piani di Giseroux, una zona di altopiani predisposti alla pastorizia ove risiede circa la metà della popolazione e dove è situata la capitale, incastonata tra il fiume Grismerie, la foresta di Arden e le catena montuosa delle Pallide Sorelle; la seconda area è il Giseroux settentrionale, tra il fiume Sannez e le Pallide Sorelle, dedita alla pastorizia e all’agricoltura; la terza regione è coperta dalla foresta di Arden alle cui propaggini sorgono villaggi fortificati, ma abitati in relativa tranquillità e sicurezza, attaccati molto sporadicamente dai mostri che infestano le pendici delle Pallide Sorelle; la quarta e ultima regione è coperta di montagne ed ospita sia un versante delle Pallide Sorelle, le cui alte valli ospitano vari villaggi, sia un versante dei Monti Grigi estremamente ripido ed aspro, con molti passi di difficile attraversamento. 

La popolazione di quasi tutte le aree ha un’indole ndole amichevole anche verso gli stranieri, a cui solitamente non viene negato un pasto, un letto ed un bagno caldo; è comunque d’uopo che chi approfitta di questa ospitalità per più di un giorno debba in qualche modo ricambiare la gentilezza o rischiare seriamente di essere percosso ed alleggerito di quanto dovuto. 

Nelle zone montane invece la poca popolazione non ha neppure di che sostenersi e molte famiglie muoiono durante i rigidi inverni; il loro isolamento è tale che spesso non hanno percezione neppure di cosa accada ai villaggi delle valli vicine, figurarsi per ciò che avviene nel resto del Ducato.

Il Ducato di Lyonesse

Capitale:  Lyonesse

Il ducato di Lyonesse si estende lungo la costa nord occidentale del reame; le sue coste sono frastagliate e punteggiate da una miriade di isole ove si concentrano la maggior parte dei villaggi di pescatori e dei porti commerciali. L’entroterra è completamente coltivato e si può dividere in due diverse aree: la parte settentrionale è costellata da colline piatte di origine naturale chiamate mottes le cui sommità traforate portano sempre a fiumi sotterranei; questa conformazione è ovviamente perfetta per costruirvi castelli e fortificazioni difficilmente espugnabili. L’area a sud, un tempo parte del Ducato del Mousillon, è priva di mottes ma è venata da un intrico di fiumi e laghi con isolotti, anch’essi luoghi perfetti per edificare fortezze. 

Sul confine col Mousillon questi fiumi si trasformano invece in paludi infestate da morti inquieti e altre creature perniciose. Viste le eccellenti difese che il territorio permette di costruire è estremamente difficile per i nobili schiacciare completamente un avversario in campo aperto così i Signori lyonen hanno ottenuto la fama di maestri del sotterfugio e del complotto; su questa pratica si regge tutta la politica del Ducato e nei secoli la faccenda è diventata inquietante, con intrighi lunghi generazioni a cui molti giovani nobili devono sottostare, ignari talvolta degli scopi o dei dettagli ideati dai propri antenati. Oltre questo vi è una certa tensione sociale tra le famiglie lyonen nobili del nord e quelle del sud, un tempo sotto il Ducato del Mousillon; queste ultime infatti sono tenute ai margini della vita politica e ai tempi dell’annessione con il Lyonesse si sono viste espropriate delle terre migliori.

Piccola nota su Sigmarsheim

Questo villaggio è un avamposto imperiale nella foresta di Arden creato oltre un secolo fa per volere del signore del feudo, un Cavaliere del Regno che durante l’erranza strinse varie amicizie nell’Impero e convinse molte persone a seguirlo in patria. Oggi Sigmarsheim si erge intorno ad un tempio di Sigmar e, sebbene vi sia anche la residenza del nobile, vige un governo cittadino basato sui principi egualitari delle libere città imperiali; la lingua parlata è ovviamente il Reikspiel. Tutti i giovani del villaggio per tradizione si recano per un anno nell’Impero, al termine del quale devono ritornare con una moglie.

Il Ducato di Montfort

Capitale:  Montfort

Il Ducato di Montfort si estende completamente sugli aspri monti Grigi, situato tra il Gisoreux e il Parravon, e collegato all’Impero dalla via commerciale più importante di tutta la Bretonnia, il passo Colpo d’Ascia. La poca terra utilizzabile viene lasciata libera per favorire un minimo di allevamento sugli altopiani occidentali rendendo così il Ducato dipendente dalle importazioni di beni di prima necessità dal resto della Bretonnia e dall’Impero; le due fonti principali di sostentamento sono difatti lo sfruttamento di miniere di rame, ferro, ed oro, le cui ubicazioni sono tenute segrete ai più, e la riscossione dei molti pedaggi e dazi commerciali cui i mercanti devono sottostare per entrare nel Montfort e per attraversarlo. 

Il passo Colpo d’Ascia per gran parte della sua estensione comprende una stretta valle dalle pareti talmente ripide e scoscese da mostrare solo uno spicchio del cielo sovrastante; la strada è ampia a sufficienza per il movimento di carovane in entrambe le direzioni e, ove possibile, vi sono delle locande in cui si può sostare per la notte. La zona centrale del passo è denominata ironicamente “la passeggiata di Ludwig” poiché vi è più di una giornata di cammino tra le due locande più vicine, una chiamata “il naso di Ludwig” e una “l’alluce di Ludwig”, e non è mai buona cosa dormire all’addiaccio in queste fredde valli montane, in nessuna stagione. La vita in Montfort è molto difficile e i popolani vivono alla giornata, molto più faticosamente che in altre zone della Bretonnia, ma non si danno per vinto; nei villaggi più sperduti sono addirittura amichevoli con gli stranieri umani poichè sono soliti incontrarli solo in caso di bisogno, siano essi cavalieri o mercanti; nani elfi e mezzuomini invece vengono cacciati e uccisi, creduti orchi o mostri dallo strano aspetto. Anche i nobili conducono una vita grama, incentrata sull’addestramento della prole e dei popolani al fine di respingere i frequenti attacchi di orchi, costante che da sempre li accomuna con i parigrado del Carcassonne; i nobili ai confini occidentali sono gli unici che creano un minimo di vita politica cercando di estendere i propri territori nei Ducati limitrofi, salvo poi essere bastonati dal Duca che vuole mantenere buoni rapporti sia con il resto del Regno sia con l’Impero.

Il Ducato maledetto del Mousillon

Capitale:  Mousillon

Il  Mousillon è il più piccolo, povero, e maledetto fra i Ducati di Bretonnia, privo di una guida da quando il Duca Maldred e la sua famiglia vennero privati del titolo diversi secoli or sono; già in passato le terre settentrionali furono annesse al Lyonesse quando il Duca Merovech uccise il Re e bevve il suo sangue di fronte ai nobili riuniti, scatenando una guerra durata anni. Le coste del Ducato sono paludose e malsane, piene di pericoli, mentre l’entroterra collinare risulta pietroso e vi crescono solo cespugli spinosi e piante venefiche, tra cui la famigerata rosa del Mousillon, dalla quale si estrae uno dei veleni più letali del Vecchio Mondo. Il clima è impietoso con frequenti tempeste di fulmini e dense nebbie che non permettono mai alla luce di filtrare. Una delle piaghe peggiori è comunque la grande presenza di non morti, sia umani che bestiali, i quali si rialzano a centinaia senza un apparente controllo. La maggior parte degli abitanti del Mousillon nascono con gravi deformità e malattie, e sono costretti a rimanere in quella terra piagata poiché una volta fuori verrebbero uccisi a vista. Gli unici folli ad entrare in questi luoghi sono i banditi in fuga, e spesso si rendono conto che i mostri presenti sono peggio di qualsiasi cacciatore di taglie e cavaliere. I villaggi del Mousillon sono abitati ma fatiscenti e così anche i castelli. I pochi nobili rimasti amministrano le loro terre senza mai farsi vedere in volto,  promulgando leggi disumane ed eseguendo condanne sadiche e crudeli; alcune dicerie affermano che questi Signori da tempo non siano più umani e che alcuni di loro governino dai tempi del duca Maldred.  

Il Ducato di Parravon

Capitale:  Parravon

Gran parte del Ducato è coperto da montagne e dalla foresta dell’ Athel Loren, il cui lato settentrionale tra il fiume Grismarie ed i monti Grigi è stato concesso dalla Fata Incantatrice alle genti del Parravon; nelle zone non lambite dal fiume il confine con il regno delle fate è segnato da un filare di alberi intrecciati tra loro come a formare una recinzione. I villaggi in questa zona sono pochi, costruiti sugli alberi per difendersi dagli orchi, e la gente vive dell’allevamento dei maiali; la foresta è considerata sacra alla Dama quindi il taglio della legna è permesso solo per reperire il materiale atto alla costruzione di Cappelle del Graal, mentre come combustibile viene usata la sola legna secca del sottobosco. La maggior parte della popolazione vive nella fertile ed ampia vallata di Parravon, un gioiello incastonato tra le montagne ove è possibile sia la coltivazione di frumento sia l’allevamento. 

I monti Grigi in questo versante sono meno aspri e frastagliati per cui i villaggi sono assai più numerosi ed è possibile coltivare sul fondo delle valli; per evitare sprechi di prezioso terreno questi villaggi sono costruiti su palafitte arroccate sui costoni rocciosi. Una peculiarità del Parravon sono i castelli dalle alte torri sulle cui cime sono allestite le stalle per i pegasi, la cavalcatura più apprezzata dai cavalieri del Ducato. 

La popolazione delle aree boschive nel corso delle generazioni ha imparato a vivere in accordo con la natura e con le assurde regole che le fate fanno intendere; appoggiarsi ad un albero, farsi leva con un ramo, schiacciare troppi cespugli, difatti rischiano di essere una condanna a morte per i malcapitati. 

Il resto della popolazione del Ducato ha invece l’usanza di muoversi parecchio nel corso della vita: una volta svezzati i bambini vengono mandati in un altro villaggio ed allevati dai parenti; finito questo periodo vengono addestrati nelle loro mansioni in un altro villaggio e una volta presa moglie si devono trasferire di nuovo. È opinione diffusa che questa usanza porti ad una migliore formazione dei giovani e i nobili la permettono ai popolani poiché anch’essi fanno lo stesso con i loro figli. 

Il Ducato di Quenelles

Capitale:  Quenelles

Il  ducato di Quenelles è il più esteso tra i Ducati di Bretonnia ed è posto nella fascia centrale del reame, chiuso a nord dal massiccio dell’Orcal e da una propaggine della foresta di Chalons; sui monti i villaggi sono vessati da frequenti attacchi degli orchi, mentre la foresta è relativamente priva di mostri ed abitata da piccoli gruppi di cacciatori e carbonai, ma nessuno costruisce villaggi poichè essi scompaiono poco dopo la loro fondazione. Letteralmente nel giro di una notte le costruzioni vengono sostituite da depressioni del terreno e degli abitanti non rimane traccia. La zona a sud est prima dell’Unificazione era nota come il Regno di Cuileux, distrutto dagli orchi durante le guerre del passato; di quel popolo rimangono solo molti tumuli e pare che abbiano trasmesso agli abitanti del Quenelles tutto il loro odio e rancore per i pelleverde. 

Non v’è uomo che non odi i pelleverde, ma l’animosità di tutta la popolazione è quantomai radicata e forte, quasi innaturale, nonostante solo i villaggi settentrionali si trovino a combattere con queste creature; basti pensare che tutti nobili e i loro armati popolani periodicamente compiono spedizioni sul massiccio dell’Orcal per scontrarsi con i loro atavici nemici.